Le malattie cardiovascolari rappresentano ancora la principale causa di morte sia a livello globale, con 17,6 milioni di decessi all’anno[1], sia in Italia con circa 240.000 decessi ogni anno, ovvero 27 persone ogni ora[2].
Livelli elevati di colesterolo LDL (LDL-C) costituiscono un importante fattore di rischio per l’insorgenza delle malattie cardiovascolari poiché causano, nel corso del tempo, danni a livello dei vasi sanguigni. E i rischi associati al deposito di colesterolo LDL nei vasi sono molteplici.
Quando i depositi di colesterolo LDL diventano consistenti, a causa della formazione di placche aterosclerotiche, il vaso diventa più stretto e rigido, perdendo elasticità e compromettendo il flusso sanguigno. Si sviluppa, quindi, un disturbo circolatorio, che fa sì che i distretti corporei interessati dal vaso “malato” non vengano più adeguatamente riforniti di ossigeno.
Un altro rischio deriva dall’instabilità delle placche, che può portare alla loro rottura: l'arteria danneggiata può iniziare a sanguinare, causando coaguli di sangue che viaggiano in diverse parti del corpo. Il coagulo può determinare una chiusura completa del vaso sanguigno, impedendo il corretto flusso di sangue e l’apporto di ossigeno al tessuto, causando eventi di diversa natura in base al sito interessato. Se il vaso sanguigno bloccato afferisce al cuore, si verifica un infarto; se invece avviene un blocco a livello del cervello, si verifica un ictus; se il flusso è interrotto nelle gambe o nel bacino si instaura la cosiddetta malattia occlusiva arteriosa periferica (PAOD).
Per questo è importante essere consapevoli dei rischi associati a un elevato livello di colesterolo LDL.
Elevati livelli di colesterolo ldl comportano sicuramente un infarto?
Per fortuna, non è così semplice. L'innalzamento dei livelli di colesterolo LDL è sicuramente un fattore di rischio importante, ma non è l'unico.
Più numerosi sono i fattori di rischio concomitanti, maggiore è il rischio di sviluppare una malattia secondaria.
Un ruolo determinante è dovuto anche al tempo di esposizione ai fattori di rischio: per esempio, più a lungo i livelli di colesterolo LDL sono elevati, più alto è il rischio di un infarto o di un ictus.
Quali sono tutti i fattori di rischio cardiovascolare da considerare?
I fattori di rischio che svolgono un ruolo nella possibile insorgenza di malattie cardiovascolari, sono classificabili in due tipologie:
- modificabili
- non modificabili
I fattori di rischio non modificabili sono: sesso, età, razza e familiarità.
Quelli modificabili, su cui si può intervenire con comportamenti corretti e prevenzione, sono invece:
- ipertensione arteriosa
- fumo
- diabete
- iperlipidemia (aumento dei livelli di uno o più grassi (o lipidi) nel sangue)
- obesità
- sedentarietà fisica
- dieta errata / abuso di bevande alcoliche
- contraccettivi orali / terapie ormonali.
Perché è importante conoscere la propria categoria di rischio cardiovascolare?
In base ai fattori di rischio a cui si è esposti, è possibile identificare la propria categoria di rischio cardiovascolare.
Conoscere la propria categoria di rischio è fondamentale per migliorare la gestione dei livelli di colesterolo cattivo (colesterolo LDL) e, quindi, favorire la riduzione del rischio aterosclerotico.
Ecco la distinzione tra le categorie di rischio cardiovascolare
Rischio basso
- Giovane età (<50 anni)
- Pressione nella norma (<140 mm/Hg)
- Buoni livelli di colesterolo LDL (< 190 mg/dL)
- No fumo
- No diabete o ipercolesterolemia familiare
- Nessun evento acuto (infarto e/o ictus) né angina pectoris, ateriopatia periferica, malattia coronarica o insufficienza renale cronica moderata
- No obesità.
Rischio moderato
- Uomini >50 e donne >55 (anni)
- Pressione alta (>140 mm/Hg)
- Alti livelli di LDL-C (>190 mg/dL)
Oltre alla concomitanza di almeno uno di questi fattori:
- Diabete da meno di dieci anni
- Obesità.
Rischio alto
- Uomini >50 e donne >60
- Pressione alta (>140)
- Livelli di LDL-C (>190 mg/dL)
- Fumo
In questa categoria, anche la presenza di una sola tra le seguenti condizioni contribuisce a definire una persona ad alto rischio cardiovascolare:
- Diabete da più di dieci anni
- Almeno un evento acuto (infarto e/o ictus) o angina pectoris, ateriopatia periferica, malattia coronarica o insufficienza renale cronica moderata
- Ipercolesterolemia familiare
- Obesità (solo se associata ad almeno un altro fattore)
Ogni quanto è utile calcolare il proprio livello di rischio?
Secondo l’Istituto superiore di sanità è consigliabile eseguire la valutazione del rischio cardiovascolare con questa frequenza:
- ogni sei mesi per chi ha un elevato rischio cardiovascolare (rischio superiore o uguale al 20%)
- ogni anno se il rischio è superiore o uguale al 3% e inferiore al 20%
- ogni 5 anni per persone a basso rischio cardiovascolare, cioè con valore inferiore al 3%.
I valori target per la salute cardiovascolare
Per la propria salute cardiaca e la riduzione del rischio di infarto o ictus, è importante avere un profilo lipidico nella norma.
Indicativamente i valori di riferimento nel profilo lipidico sono:
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Valori normali |
Inferiori a 200 mg/dl |
Valori limite |
Pari a 200-239 mg/dl |
Valori elevati |
Superiori a 240 mg/dl |
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Valori bassi |
Inferiori a 40 mg/dl |
Valori alti |
Superiori a 60 mg/dl |
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Valori ottimali per soggetti senza o con un fattore di rischio |
Inferiori a 116 mg/dl |
Valori ottimali per soggetti con più fattori di rischio |
Inferiori a 100 mg/dl |
Valori ottimali per soggetti con patologia |
Minori a 70 mg/dl |
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Valori normali a digiuno |
Inferiori a 150 mg/dl |
Valori limite |
Compresi tra 150-199 mg/dl |
Valori elevati |
Pari a 200-499 mg/dl |
Valori molto elevati |
Superiori a 500 mg/dl |
Tenere sotto controllo il profilo lipidico è importante in ottica di prevenzione. Infatti, il profilo lipidico non viene usato solo per fare una diagnosi, ma anche per valutare il rischio cardiovascolare. Il proprio profilo lipidico può essere periodicamente controllato semplicemente tramite un esame del sangue.