Le cause dell'aterosclerosi sono molteplici e non ancora del tutto conosciute in quanto il processo aterosclerotico, ovvero la formazione di placche o ateromi nelle arterie, è davvero molto complesso.
Il colpevole principale è, come abbiamo visto, il colesterolo LDL (il cosiddetto colesterolo ‘cattivo’) che, quando è presente in livelli elevati nel sangue, non riesce ad essere correttamente metabolizzato ed eliminato, ma si accumula al di sotto dello strato interno della parete delle arterie arrivando ad ostruirle parzialmente (= stenosi) o anche completamente. Tutto questo ovviamente aumenta di molto il rischio di malattie cardiovascolari.
Se è ancora necessario indagare le cause multifattoriali dell’aterosclerosi, è vero però che ormai si conoscono alcuni tra questi fattori di rischio che aumentano la probabilità di sviluppare una o più placche aterosclerotiche, spesso anche interagendo tra di loro. Si tratta di fattori di rischio che possiamo suddividere in modificabili e non modificabili, in riferimento a componenti ambientali, per i primi, e genetiche, per i secondi. Vediamo insieme di cosa si tratta.
Fattori non modificabili che favoriscono l’aterosclerosi
ETÀ e SESSO: l'aterosclerosi è una malattia legata all'invecchiamento e, per questo, interessa prevalentemente i soggetti di età media e anziani, diventando clinicamente evidente in età avanzata, anche se le placche aterosclerotiche posso iniziare a formarsi anche in età giovanile. Come per altre malattie cardiovascolari, gli uomini sono più a rischio delle donne fino all’età media; questo perché il profilo ormonale delle donne riesce a ridurre il rischio cardiovascolare almeno fino alla menopausa. Successivamente l’aterosclerosi diventa piuttosto frequente anche nella donna.
GENETICA: anche se l’aterosclerosi non è una malattia ereditaria, si eredita però la predisposizione ad ammalarsi, amplificata dalla presenza, in famiglia, di fattori di rischio cardiovascolare.
In caso di parenti diretti (genitori/fratelli) che hanno a sviluppato la malattia (prima dei 55 anni i maschi e prima dei 65 anni le femmine) è fondamentale adottare uno stile di vita salutare e sottoporsi a controlli di routine (come il monitoraggio dei livelli circolanti di colesterolo). Particolare attenzione va posta in presenza di ipercolesterolemia familiare, una malattia ereditaria abbastanza frequente, in cui un’alterazione genetica provoca livelli estremamente elevati di colesterolo nel sangue.
Fattori modificabili che favoriscono l’aterosclerosi
COLESTEROLEMIA ALTA: alti livelli di colesterolo nel sangue (ipercolesterolemia) costituiscono un fattore di rischio importantissimo. Maggiore, infatti, è la sua quantità, maggiore è il rischio cardiovascolare perché il colesterolo in eccesso si deposita nella parete delle arterie ed è spesso la causa principale dell’aterosclerosi.
Tenere sotto controllo il colesterolo cattivo (LDL) e quello buono (HDL) riduce, invece, notevolmente la probabilità di sviluppare l'aterosclerosi. Basti pensare che ogni riduzione dell'1% del colesterolo LDL è associata ad una diminuzione del rischio di aterosclerosi del 2-3%.
IPERTENSIONE ARTERIOSA: avere la pressione arteriosa alta (ipertensione arteriosa) costringe il cuore a un superlavoro ed accelera la formazione delle placche aterosclerotiche nelle arterie, causando un rischio più elevato di ictus, infarto, insufficienza cardiaca e insufficienza renale.
FUMO DI SIGARETTA: non soltanto la nicotina accelera il battito cardiaco, ma i prodotti della combustione del tabacco, tra cui il monossido di carbonio, diminuiscono la quantità di ossigeno presente nel sangue, favorendo lo sviluppo dell’aterosclerosi. Smettere di fumare porta, invece, a una rapida regressione degli effetti avversi.
DIABETE MELLITO: l’eccesso di zuccheri (iperglicemia) nel sangue causato dalla presenza di diabete, in associazione a valori elevati di colesterolo e trigliceridi, può accelerare la comparsa dell’aterosclerosi.
Tanto più la glicemia è elevata, tanto maggiore è il rischio cardiovascolare. I disturbi che ne derivano sono di tipo ischemico, con mancata o ridotta ossigenazione dei tessuti dovuta alla diminuzione del calibro dei vasi sanguigni interessati. In questo caso, le donne con diabete mellito non sono protette dal rischio di aterosclerosi in epoca pre-menopausale, come invece le donne sane.
OBESITÀ: l’obesità, specialmente quella addominale, aumenta il rischio di aterosclerosi coronarica anche in relazione ad altri concomitanti fattori di rischio quali ipertensione, diabete mellito e ipercolesterolemia. Perdere peso (e quindi grasso addominale) mediante una corretta alimentazione e combattendo la sedentarietà riduce, invece, il rischio di tutti questi disturbi.
SEDENTARIETÀ: la sedentarietà è collegata al rischio di sviluppare malattie ischemiche cardiache come l’infarto cardiaco. Al contrario, praticare un’attività fisica moderata, ma costante, aiuta a modificare molti fattori di rischio dell’aterosclerosi, riducendo la pressione arteriosa e i livelli di colesterolo, facilitando la perdita di peso e diminuendo l’insulino-resistenza, con un significativo miglioramento della funzionalità cardiocircolatoria.
IPEROMOCISTEINEMIA: l’omocisteina è un aminoacido solforato che si forma nel nostro organismo a partire dalla metionina, aminoacido essenziale, che viene introdotto con l’alimentazione.
La presenza eccessiva di omocisteina nel sangue (valori normali: <13 µmol/l) è considerato un importante e indipendente fattore di rischio per l’aterosclerosi e per le problematiche cardiovascolari (infarto del miocardio), cerebrovascolari (ictus) e periferico-vascolari (trombosi arteriose e venose).
In conclusione, per prevenire lo sviluppo dell’aterosclerosi, è importante essere consapevoli e tenere sotto controllo i fattori non modificabili e migliorare quelli modificabili.
A cura del Dott. Paolo Magni, medico endocrinologo, docente dell’Università degli Studi di Milano, Coordinatore del Comitato Scientifico della Fondazione Italiana per il Cuore