Aumento di peso? Maggiore fatica a fare le scale? Difficoltà a dormire se non con diversi cuscini sotto la testa? Quelle che sembrano domande apparentemente banali, possono invece rivelarsi molto utili per tenere sotto controllo le condizioni di chi soffre di scompenso cardiaco, evitando così i rischi di un peggioramento.
Lo scompenso cardiaco, infatti, è una patologia cronica che, se non efficacemente trattata, si aggrava nel tempo e può comportare anche severe conseguenze sulla salute dei pazienti.
Per questo è fondamentale avere sempre sotto controllo i sintomi dello scompenso cardiaco, che non vanno mai ignorati in quanto costituiscono il ‘campanello d’allarme’ che indica come il peggioramento di alcuni parametri, ad esempio un repentino incremento di peso, possano esitare anche in un evento acuto.
Eppure, nonostante i significativi progressi nel trattamento dello scompenso, sono ancora troppo alti i numeri di chi ne soffre, come pure il tasso di mortalità che è tra i più elevati tra le patologie cardio-vascolari. È dunque necessario affrontarlo con un approccio diverso.
Tenere monitorati i sintomi dello scompenso non è difficile: può aiutarti anche questo test. Se soffri di scompenso cardiaco da più di un anno, ti basterà rispondere con SÌ o NO a tutte le domande per capire se è necessario rivolgerti tempestivamente al tuo cardiologo.
Scompenso cardiaco stabile, ma non troppo…
Secondo gli specialisti della salute del cuore, il primo obiettivo da perseguire nella gestione dello scompenso cardiaco è quello di evitare la progressione dello scompenso, cercando la cosiddetta stabilità clinica, una condizione nella quale non si assista a un peggioramento della salute del paziente, in cui non si rendano necessari cambiamenti nella terapia farmacologica, né si richiedano ricoveri.
Una volta stabilizzato lo scompenso cardiaco, però, non è raro che si scivoli verso una sorta di inerzia terapeutico/assistenziale, con il rischio di sottovalutare i segnali di questa patologia cronica, come pure le opportunità di ottimizzare le terapie.
Basti pensare che i pazienti con scompenso cardiaco stabile hanno un tasso di mortalità per tutte le cause ad un anno del 7,2% e un tasso di ospedalizzazione ad un anno del 31,9%.
Un rischio, comunque, molto significativo, che però può essere ridotto prendendo in esame i segnali che ‘misurano’ la progressione della malattia. Per farlo, il ruolo e la collaborazione attiva del paziente sono decisivi.
Come misurare l’eventuale progressione dello scompenso cardiaco
Il primo passo è saper riconoscere i sintomi dello scompenso cardiaco che, in base all’esperienza diretta del paziente o del caregiver, possono essere il segnale di una progressione della malattia.
In caso di peggioramento, ci si deve sempre rivolgere tempestivamente al medico, senza attendere la programmata visita di controllo: scongiureremo così un aggravamento che potrebbe portare in Pronto Soccorso o anche al ricovero in ospedale.
Ma quali sono i segnali da monitorare e valutare? Un recente studio (IC-BERG)[1] ha verificato la percezione e le modalità di gestione dei pazienti con scompenso cardiaco da parte dei cardiologi, allo scopo di sviluppare raccomandazioni pratiche per migliorare l'approccio diagnostico e terapeutico verso questi stessi pazienti.
Tutto in un questionario
I risultati dello studio hanno messo in luce una serie di lacune e, al contempo, hanno fornito gli elementi per contribuire a colmarle. Da qui, un semplice questionario destinato ai pazienti, articolato in cinque aree tematiche: attività fisica quotidiana, sintomi/segnali dello scompenso, uso dei diuretici, visite al pronto soccorso o ricoveri, livelli dei peptidi natriuretici.
- Attività fisica quotidiana
Le classi funzionali messe a punto New York Heart Association sono ben conosciute e ampiamente utilizzate dalla classe medica per definire il livello di gravità dello scompenso cardiaco. Utili, ma tutt’altro che esenti da limiti. Si possono infatti registrare differenze importanti tra la classe NYHA percepita dal paziente e quella percepita dal medico. In questi casi il tuo medico potrebbe porre al paziente ulteriori domande sulla capacità di svolgere determinate attività quotidiane, focalizzate in particolare su quanto questa capacità si sia modificata nel corso dell’ultimo anno. L’obiettivo è aiutare i pazienti a interpretare nel modo più corretto la propria condizione, senza indulgere alla tentazione di minimizzare i sintomi. Ecco dunque che, attraverso il questionario, il paziente con scompenso cardiaco può indicare se, per esempio, fa più fatica a percorrere le stesse distanze rispetto a un anno prima, oppure a portare pacchi… - Sintomi/segnali dello scompenso
Pochissime domande, ma utili a favorire un’identificazione precoce dello scompenso cardiaco e migliorare il trattamento, evitando il ricorso a visite d’urgenza o ricoveri. - Uso dei diuretici
È molto importante verificare se si ha bisogno di incrementare la dose di diuretico per rimanere nella stessa classe funzionale, perché la modifica può peggiorare la prognosi, soprattutto se alla prescrizione di un maggiore dosaggio non si associano altri interventi nel trattamento dello scompenso - Pronto soccorso o ricoveri
Il rischio di riammissione dopo un ricovero per scompenso cardiaco è alto. Non è importante rilevare solo i ricoveri ospedalieri, ma anche le visite al pronto soccorso che richiedono diuretici per via endovenosa per stabilizzare lo scompenso cardiaco. - Livelli dei peptidi natriuretici
C’è una relazione diretta tra i livelli di peptidi natriuretici (NPs) e il rischio di ospedalizzazione e di morte. Sono però molti i fattori che possono avere un impatto su questi livelli, tra i quali per esempio l’età, o l’insufficienza renale… Di conseguenza, più ancora dei valori assoluti, è importante verificare se ci si sono state delle variazioni significative nell’ultimo anno. In questo caso il trattamento dovrebbe essere modificato.
Nel loro insieme, le risposte fornite dal paziente a queste domande offrono un quadro molto affidabile sull’effettivo livello dello scompenso cardiaco e valutarne la stabilità. Anche in presenza di una sola risposta positiva, comunque, potrebbe essere opportuno rivolgersi al medico di riferimento, che può prescrivere ulteriori accertamenti.
Tenere monitorati i sintomi dello scompenso non è difficile: se soffri di scompenso cardiaco da più di un anno effettua qui il test. Ti basterà rispondere con SÌ o NO a tutte le domande per capire se è necessario rivolgerti tempestivamente al tuo medico.