Abbiamo parlato di colesterolo LDL e HDL. Spesso a questi ultimi è associato anche il termine “trigliceridi”. Ma che cosa sono?
Solitamente si parla di trigliceridi in associazione allo stile di vita e alla dieta poiché, così come il colesterolo, sono dei lipidi e appartengono quindi ai composti organici, come i carboidrati e le proteine.
Rappresentano circa il 90-80% dei grassi contenuti negli alimenti e nell'organismo umano. Vengono anche chiamati "grassi neutri”, sono assorbiti principalmente con il cibo e costituiscono una fonte di energia importante.
I trigliceridi rappresentano infatti un mezzo per convertire le calorie che introduciamo con gli alimenti ma che non utilizziamo immediatamente, costituiscono quindi una riserva di energia.
Quando è disponibile più energia di quella di cui il corpo ha bisogno, i trigliceridi vengono immagazzinati nel tessuto adiposo.
Per formare un trigliceride è necessario un legame chimico tra una molecola di glicerolo e tre acidi grassi, differenziati in base alla loro struttura (acidi grassi a catena lunga, media e corta o saturi, monoinsaturi e polinsaturi). Si differenziano inoltre tra trigliceridi semplici formati da tre acidi grassi tutti uguali, e trigliceridi misti in cui uno o più acidi grassi sono diversi.
Quando mangiamo, i grassi contenuti negli alimenti, come per esempio l’olio, il grasso della carne, del pesce e dei formaggi, subiscono una serie di azioni messe in atto da sostanze come la bile, la lipasi salivare e pancreatica. In questo modo, i lipidi vengono divisi nei loro singoli acidi grassi, consentendo l’assorbimento intestinale e per poi essere riuniti per comporre nuovamente i trigliceridi per opera delle cellule dell’epitelio intestinale (enterociti).
VALORI DI RIFERIMENTO PER I TRIGLICERIDI: QUANDO SONO NORMALI E QUANDO SONO TROPPO ALTI
Così come nel caso di un eccesso di colesterolo LDL, anche un elevato livello di trigliceridi nel sangue rappresenta un fattore di rischio per l'aterosclerosi e le malattie cardiovascolari.
La trigliceridemia (cioè la quantità di trigliceridi nel sangue) è normalmente compresa tra valori di 50 e 150/200 mg/dl. Quando si supera questo intervallo di valori, il proprio stato di salute è a rischio.
Infatti, la trigliceridemia ha un impatto rilevante sulle problematiche cardiovascolari come l’infarto, l’angina pectoris, la trombosi o l’ictus, e anche se meno evidente rispetto al rischio associato all’ipercolesterolemia, non bisogna quindi sottovalutarla.
L’analisi dei livelli di trigliceridi nel sangue viene effettuata tramite gli esami del sangue, solitamente in associazione al dosaggio del colesterolo totale, del colesterolo LDL e dell’HDL, in modo da valutare il rischio cardiovascolare e determinare il proprio profilo lipidico.
Questa tabella mostra i livelli di rischio legati alla trigliceridemia:
Valori | Livello di rischio cardiovascolare |
< 150 mg/dl 150-199 mg/dl 200-499 mg/dl 500 mg/dl o superiore |
Rischio basso Rischio leggermente al di sopra del normale Rischio moderato Rischio alto o molto alto |
Quando i livelli di trigliceridi sono elevati si parla di ipertrigliceridemia. I fattori di rischio per l’ipertrigliceridemia sono: l’uso eccessivo di alcool, la dieta ad alto contenuto di zuccheri semplici, l’uso di estro-progestinici, il diabete non trattato, l’ipotiroidismo, il fumo e le malattie renali gravi.[1]
È importante sottolineare che la pericolosità dei livelli elevati di trigliceridi è determinata anche dal tipo di lipoproteina alla quale questi sono associati. Per esempio, l’associazione dei trigliceridi ai chilomicroni non ha potere aterogeno (potere di causare ateromi, conseguenza tipica dell’aterosclerosi), mentre il binomio trigliceridi-VLDL e trigliceridi-LDL ha potere aterogeno e quindi rappresenta un rischio per la salute cardiovascolare.
Gli elevati livelli di trigliceridi costituiscono anche un fattore determinante della sindrome metabolica, condizione clinica che vede la compresenza di almeno tre di questi fattori di rischio cardiovascolare: ipertensione, ipertrigliceridemia, ipercolesterolemia, obesità e iperglicemia a digiuno.
IL METABOLISMO DEI TRIGLICERIDI
I trigliceridi, essendo lipidi (molecole grasse), sono trasportati dalle lipoproteine.
Le lipoproteine che mediano il trasporto dei trigliceridi sono chiamate chilomicroni, e si occupano del passaggio dei trigliceridi inizialmente attraverso la linfa e successivamente attraverso il sangue, dall’intestino ai tessuti. Nel sangue, i chilomicroni interagiscono con altre lipoproteine (HDL e LDL) per svolgere le proprie funzioni e completare il ciclo metabolico.
Quando i chilomicroni arrivano ai tessuti, rilasciano i trigliceridi che vengono scomposti in acidi grassi e glicerolo, utilizzati per soddisfare i fabbisogni energetici della cellula oppure depositati all’interno del tessuto adiposo.
I trigliceridi possono essere sintetizzati anche dal fegato, a partire da nutrienti come il glucosio e gli aminoacidi. Una volta prodotti, vengono uniti alle lipoproteine VLDL che, attraverso il sangue, li trasportano ai tessuti.
CAUSE DEI TRIGLICERIDI ALTI
I principali fattori che determinano la condizione di ipertrigliceridemia sono l’obesità, il diabete mellito, la sedentarietà, l’alcolismo e una dieta ipercalorica e iperglucidica. Questi fattori compartecipano anche allo scompenso metabolico generale, incidendo sugli altri valori. È molto frequente quindi anche l’associazione tra livelli alti di trigliceridi e livelli di colesterolo totale e di LDL superiori alla norma.
A causare un innalzamento dei trigliceridi ci sono anche anomalie genetiche: l’ipertrigliceridemia familiare (legata quindi a fattori ereditari) è una malattia genetica molto rara che colpisce solo l’1% della popolazione mondiale.
COME ABBASSARE I TRIGLICERIDI: DIETA E ALTRI RIMEDI
Il trattamento dell’ipertrigliceridemia è solitamente basato sul cambiamento del proprio stile di vita e sull’applicazione di un corretto regime alimentare, e quando necessario, sull’assunzione di specifici farmaci.
In caso di ipertrigliceridemia, nella maggior parte dei casi è sufficiente agire sui propri fattori di rischio, riportando i livelli di trigliceridi nel sangue a dei valori normali. Questo si può fare modificando il proprio stile di vita, per esempio aumentando l’attività fisica e cercando di prevenire eventuali eventi avversi.
Qui di seguito è possibile trovare alcune raccomandazioni per prevenire e curare l’ipertrigliceridemia:
- Evitare il più possibile il consumo di cibi troppo dolci e di bevande zuccherate e alcoliche;
- Evitare di mangiare porzioni eccessive di pasta, pane, riso e altri cereali in quanto sono alimenti a prevalenza glucidica, non sono da eliminare del tutto dalla dieta, ma da moderare;
- Evitare di consumare pochi pasti molto abbondanti, ma favorire la ripartizione delle calorie giornaliere in più pasti piccoli;
- Consumare alimenti ricchi di acidi grassi essenziali come l’omega3;
- Assumere la giusta quota di fibra alimentare giornaliera (circa 30g)
- Fare esercizio fisico, soprattutto durante il picco glicemico post pranzo, per esempio facendo una passeggiata o una pedalata post pranzo.
Per altri consigli sulla dieta e l’attività fisica per la salute cardiovascolare, leggi questi approfondimenti.