Farmaci scompenso cardiaco: ultime novità | Ascolta il tuo battito

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Lo scompenso cardiaco rappresenta ancora oggi una delle sfide più grandi per il cardiologo clinico. La sua complessità inizia spesso prima ancora della diagnosi e accompagna la gestione clinica dei pazienti soprattutto fragili che, frequentemente, convivono con diverse comorbidità.

Lo scompenso cardiaco è la conseguenza di molte patologie e fattori di rischio cardio-vascolari, come la malattia coronarica (infarto del miocardio), l’ipertensione arteriosa, le cardiomiopatie, le malattie delle valvole cardiache, alcune aritmie e le cardiopatie congenite. Possono predisporre allo sviluppo di scompenso cardiaco anche infezioni, anemia, diabete e iperattività della ghiandola tiroidea, oppure abitudini nocive come l’abuso di alcol e fumo.

Lo scompenso cardiaco è, inoltre, una sindrome progressiva, caratterizzata da periodi di cronicità e periodi di riacutizzazione, con insorgenza di nuovi eventi cardiovascolari e gravata, comunque, da un elevato rischio di mortalità. Esso comporta frequenti ri-ospedalizzazioni con riduzione della qualità di vita del paziente, insorgenza di complicanze cardiovascolari ed elevati costi per il nostro Sistema Sanitario Nazionale.

Solo una diagnosi tempestiva dello scompenso cardiaco può essere in grado di prevenire e rallentare il decorso della malattia. Per rallentare l’evoluzione della malattia, è importante oltre alla diagnosi precoce, la corretta impostazione della terapia farmacologica che rappresenta l’arma principale per migliorare la prognosi, ridurre i sintomi e i ricoveri ospedalieri, oltre che per migliorare la qualità di vita del paziente. Grazie alle terapie farmacologiche oggi disponibili, l’aspettativa di vita dei pazienti affetti da scompenso cardiaco è, infatti, fortemente migliorata rispetto al passato.

Principali classi di farmaci: come migliorare lo scompenso cardiaco

La terapia dello scompenso cardiaco dipende dalla tipologia di insufficienza cardiaca e dalle eventuali condizioni associate di cui soffre il singolo paziente. Essa prevedrà quindi, oltre a cambiamenti nello stile di vita dei pazienti, un approccio multi-farmacologico, basato sulla combinazione di diverse classi di farmaci in grado di ridurre i sintomi indotti dallo scompenso cardiaco e in grado di aiutare il cuore a svolgere la propria attività:

  • Farmaci che agiscono sul sistema renina-angiotensina-aldosterone (RAAS) abbassando la pressione arteriosa, stimolando la natriuresi e diuresi e migliorando la funzione cardiaca:
    ACE INIBITORI, INIBITORE RECETTORI ANGIOTENSINA e ANTAGONISTI DEI MINERALCORTICOIDI (MRA).
  • Farmaci che inibiscono il sistema nervoso simpatico, proteggendo la funzionalità cardiaca:
    BETABLOCCANTI.
  • Farmaci che agiscono contemporaneamente sul sistema renina-angiotensina e sul sistema dei “peptidi natriuretici”, rallentando efficacemente la progressione della malattia attraverso la riduzione della pressione e il miglioramento della funzione cardiaca:
    ARNI (ANTAGONISTI DEL RECETTORE DELLA NEPRILISINA E DEL RECETTORE DELL’ANGIOTENSINA).

Questa nuova categoria di farmaci è oggi consigliata dalle linee guida della Società Europea per i pazienti con ridotta funzione ventricolare sinistra che rimangono sintomatici nonostante la terapia medica allo scopo di ridurre l’ospedalizzazione e la mortalità.

Vengono, inoltre, spesso utilizzati anche:

  • Farmaci che provocano un aumento della diuresi, riducendo l’accumulo dei liquidi a livello delle gambe e dei polmoni e quindi migliorando i sintomi:
    DIURETICI.

Inoltre, poiché il diabete mellito tipo 2 rappresenta un fattore di rischio per patologie cardiovascolari quali lo scompenso cardiaco, nella pratica clinica vengono utilizzate anche nuove classi di farmaci antidiabetici che hanno dimostrato di ridurre non solo la glicemia, ma anche le gravi complicanze cardiovascolari e renali ad essa correlate. In particolare, gli antagonisti del cotrasportatore sodio-glucosio 2 (SGLT2) hanno dimostrato di abbattere la progressione della nefropatia diabetica verso il grado più avanzato di insufficienza renale e nello stesso tempo di ridurre in maniera significativa il rischio di morte cardiovascolare e di ospedalizzazione nei pazienti affetti da scompenso cardiaco[1].

Come indicato dalle linee guida sullo scompenso cardiaco cronico della Società Europea di Cardiologia[2] (2016), gli obiettivi del trattamento mirare a rallentare la progressione della malattia, ridurre la mortalità, migliorare i sintomi e la qualità di vita.

A questo proposito, l’approccio al paziente deve essere infatti quanto mai personalizzato e la terapia farmacologica sarà valutata in base al tipo di scompenso cardiaco, oltre che alle caratteristiche individuali del paziente. Spetterà, quindi, allo specialista della salute del cuore scegliere il principio attivo e la posologia più indicati per il paziente con scompenso cardiaco, in base alla gravità della malattia, allo stato di salute generale e alla risposta alle cure.

L’efficacia di un trattamento farmacologico dipende, però, prima di tutto dall’aderenza alle terapie che, come è noto, è un obiettivo sempre difficile da raggiungere.

L’utilizzo dei devices: altre terapie per lo scompenso

L’aumento del numero dei pazienti con scompenso cardiaco è senz’altro legato all’età e al prolungamento della vita media[3] che, a sua volta, è correlato alle notevoli potenzialità della cardiologia nel trattamento di patologie acute. Le nuove terapie, come lo stent, hanno ridotto la mortalità per infarto miocardico acuto, ma hanno portato allo sviluppo successivo di insufficienza cardiaca.

Qualora la sola terapia farmacologica non fosse sufficiente, se è presente un disturbo della conduzione dell’impulso elettrico (e, in particolare, un blocco di branca sinistra), è possibile associarvi la terapia elettrica, che consiste nell’impianto di specifici devices, quali defibrillatori (ICD) che proteggono il cuore da aritmie ventricolari fatali o pacemaker mono o (PM ) biventricolari “risincronizzano” la contrazione cardiaca (si parla infatti di “terapia di risincronizzazione cardiaca”, CRT) o “normalizzano” il ritmo cardiaco

Questi dispositivi vanno a lavorare in stretta sinergia con i farmaci anti-scompenso, così da riuscire a frenare la progressione della patologia e, in alcuni casi, a ripristinare una contrattilità cardiaca normale. La terapia di risincronizzazione cardiaca, associata alla terapia farmacologica, si è dimostrata capace di migliorare la sopravvivenza e la qualità di vita riducendo i sintomi dell’insufficienza cardiaca, accrescendo la capacità di esercizio e mettendo i soggetti in condizione di poter riprendere molte delle loro attività quotidiane.

Va sottolineato come, in caso di scompenso cardiaco, la scelta terapeutica viene personalizzata sulle condizioni del singolo paziente, valutato con un approccio multidisciplinare dagli specialisti della salute del cuore. Per questo, la terapia proposta terrà conto di molteplici fattori. È importante che il paziente, o il suo caregiver, sia non solo opportunamente informato, ma anche sensibilizzato sull’importanza dell’aderenza alle terapie prescritte per la gestione dello scompenso e che, in caso di dubbi, si rivolga sempre tempestivamente, e con fiducia, al proprio medico.

Per trovare le Strutture per la cura dello scompenso cardiaco su tutto il territorio nazionale, si può cliccare il link https://www.keepitpumping.com/it-it/cerca-il-centro

A cura di:
Prof. Ciro Indolfi, Presidente SIC.

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  1. Leonarda Cassaniti, Manuela Benvenuto SGLT2 inibitori: una nuova classe di farmaci ipoglicemizzanti che riduce il rischio di ospedalizzazione per scompenso cardiaco

  2. Ponikowski P, Voors AA, Anker SD, et al. 2016 ESC Guidelines for the diagnosis and treatment of acute and chronic heart failure: the Task Force for the diagnosis and treatment of acute and chronic heart failure of the European Society of Cardiology (ESC) developed with the special contribution of the Heart Failure Association (HFA) of the ESC. Eur Heart J 2016; 37:2129-200.

  3. Luscher TF. Heart Failure: the cardiovascular epidemic of the 21st Eur Heart J 2015; 36:395-7