Lo scompenso cardiaco (o insufficienza cardiaca) è una sindrome, cioè un insieme di sintomi, destinata ad aggravarsi progressivamente e che può alternare fasi acute a periodi di relativa stabilità. Lo scompenso cardiaco indica l’incapacità del cuore di contrarsi (sistole) e/o di rilasciarsi (diastole) in maniera adeguata a soddisfare le richieste della periferia, fornendo un'adeguata irrorazione ai tessuti e agli organi vitali e, per questo, si associa ad un'elevata morbilità e mortalità. A causa del progressivo invecchiamento della popolazione, lo scompenso cardiaco ha assunto una dimensione epidemiologica sempre più rilevante e rappresenta oggi la patologia cardiovascolare a maggior prevalenza e incidenza.
Solo nel nostro Paese, infatti, lo scompenso cardiaco riguarda 1,7% della popolazione[1], circa 1 milione di persone, facendo registrare 190.000 ospedalizzazioni ed è la prima causa di ricovero tra gli ultra 65enni[2].
Il cuore è il perno della circolazione sanguigna, il motore dell’organismo che attraverso le sue pulsazioni provvede a trasportare l’ossigeno ricevuto dai polmoni fino alle cellule di organi e tessuti. Con i polmoni, il cuore divide il volume toracico e ogni variazione di pressione o di volume dell’uno si ripercuote inevitabilmente sugli altri.
Per comprendere meglio lo stretto legame tra cuore e polmoni, bisogna sottolineare come l’interazione cardiopolmonare è la visione integrata della funzione del cuore, del polmone e del torace quale elemento determinante della circolazione del sangue. La massa di sangue che ritorna dal circolo venoso viene convogliata alla parte destra del cuore e attraversa il circolo polmonare, dove si verificano gli scambi gassosi tra il sangue e l’aria alveolare, per raggiungere la parte sinistra del cuore, che la spinge nel circolo sistemico. Il sistema respiratorio è quindi anatomicamente e funzionalmente integrato con quello cardiovascolare.
Quando si instaura lo scompenso, il cuore non è più in grado di svolgere la sua funzione contrattile di pompa. Proprio l'incapacità del o dei ventricoli di accogliere il sangue refluo dalla periferia, o di spingerlo a valle comporta un accumulo di sangue a monte dei ventricoli e un ridotto flusso a valle. Ne consegue che l'accumulo a monte "congestiona" i polmoni e/o la periferia (addome, arti inferiori) – in questo caso lo scompenso cardiaco si definisce ‘congestizio’ – mentre la scarsa irrorazione a valle determina uno stato di affaticamento che può rendere difficile sostenere anche sforzi che di solito sono abitualmente effettuati.
Ipertensione e congestione polmonare, chiamato anche cuore polmonare, e scompenso cardiaco distolico
Il cuore è suddiviso in quattro camere (due atrii, destro e sinistro, e due ventricoli, destro e sinistro) separate da valvole che impediscono il reflusso del sangue. Il sangue proveniente dalla periferia del corpo arriva all’atrio destro, passa al ventricolo destro (attraverso la valvola tricuspide) e da qui il cuore lo pompa oltre la valvola polmonare, nell’arteria polmonare . Questo vaso trasporta il sangue ai polmoni, dove viene ossigenato. Il sangue ossigenato proveniente dai polmoni entra nell’atrio sinistro, supera la valvola mitrale e passa nel ventricolo sinistro. Da qui, oltrepassando la valvola aortica, viene pompato nell’aorta, che lo distribuisce a tutti i tessuti del corpo.
Lo scompenso che colpisce il ventricolo sinistro si ripercuote su tessuti e organi periferici. L’insufficiente attività del ventricolo destro crea, invece, un accumulo di sangue a ritroso dal cuore verso i polmoni, che causa un aumento della pressione del sangue nelle vene polmonari e sistemiche.
Lo scompenso cardiaco diastolico, di conseguenza, non permette al cuore di garantire il riempimento del ventricolo sinistro, causando congestione di sangue a ritroso, verso il polmone. Questa condizione è causa di ipertensione polmonare e congestione polmonare, comunemente chiamata cuore polmonare.
Lo scompenso diastolico è generalmente provocato da fattori che comportano eccessiva rigidità del ventricolo, che impedisce al cuore di riempirsi in modo adeguato per assicurare la corretta funzionalità. Questa condizione è fortemente correlata all’età: nell’anziano il processo di deposizione di collagene nella matrice extracellulare, che irrigidisce la struttura del cuore, è maggiore, ragione per cui la funzione diastolica è significativamente ridotta anche nelle persone anziane sane.
Edema polmonare e scompenso cardiaco sistolico
Uno dei sintomi più tipici dello scompenso cardiaco è la dispnea, ovvero la difficoltà respiratoria detta anche ‘fame d’aria’. Un'insufficienza cardiaca ‘acuta’ può presentarsi con una dispnea ad esordio improvviso che, peggiorando rapidamente, può portare all'edema polmonare, causato dall’improvvisa incapacità del ventricolo sinistro di pompare il sangue in periferia, provocandone il ristagno a monte e cioè nei polmoni.
Quando il ventricolo sinistro non si contrae in maniera sufficiente si parla di scompenso cardiaco sistolico. La gittata cardiaca, ovvero la quantità di sangue pompata dal cuore, diminuisce e la pressione nelle vene polmonari aumenta, fino a che il liquido si diffonde negli spazi intercellulari e negli alveoli, configurando il quadro dell’edema polmonare. Gli alveoli scarsamente ventilati non possono ossigenare adeguatamente il sangue ed è proprio questa condizione a determinare la difficoltà respiratoria.
In questo caso, l’edema polmonare è detto cardiogenico in quanto dipendente da cause cardiache. In presenza di un’anamnesi e di un esame obiettivo toracico compatibili, la conferma diagnostica dell’edema polmonare è data da esami strumentali di vario genere, ecografici e radiografici per confermare o escludere il sospetto formulato sulla base della visita del paziente.
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